Tagliare i costi o tagliare gli alberi?

Se sia colpa del COVID-19, delle guerre, di folli dinamiche speculative o di un insieme di questi fattori non è facile discernerlo, ma quanto sta accadendo negli ultimi mesi all’interno del mercato agroalimentare e del mondo dell’agricoltura è davvero disarmante.

L’esponenziale aumento dei costi dell’energia e delle materie prime rischia, infatti, di compromettere tutte quelle dinamiche che si erano create negli anni e di avere effetti esplosivi sui conti delle aziende agricole che, oggi, si trovano ad un bivio: esiste una strada per ridurre i costi oppure è meglio cambiare lavoro?

Sembrerà esagerato, forse, ma la situazione attuale impone riflessioni profonde: secondo uno studio del CREA, nel 2022 il 30% delle aziende agricole italiane avrà un reddito netto negativo. Detto in parole povere, un’azienda agricola su tre sta lavorando, ma alla fine dell’anno, non solo non avrà guadagnato nulla, ma sarà addirittura in perdita. Prima della guerra, prima del COVID-19, tale percentuale (già considerevole) era del 7%.

Tale dato è condizionato in maniera importante dall’aumento dei costi che, mediamente, per le aziende del comparto agricolo è stato stimato in circa 15.700 euro all’anno. Tale impennata dei costi è causata dal rally dei prezzi relativo alle materie prime necessarie per lo svolgimento delle attività agricole: basti pensare che il prezzo dei concimi è aumentato del 160% rispetto a pochi mesi fa, quello del gasolio è cresciuto del 130%, mentre per i mangimi il rialzo è stato “solo” dell’80%.

Il dato sopra riportato, peraltro, è un dato medio: tuttavia, tra i vari settori produttivi sono presenti differenze, anche rilevanti, negli aumenti. I maggiori incrementi di costi si registrano tra i produttori di seminativi, ma anche per gli operatori del settore della cerealicoltura e dell’ortofloricoltura: in tali comparti, si registra un aumento dei costi nell’ordine del +65-70% rispetto a pochi mesi fa. Poco meglio va a chi alleva bovini da latte: per tale categoria di allevatori si stima un +57% dei costi.

Tale impennata dei costi per le imprese avrà, come primo effetto, un drastico taglio della liquidità per tutti coloro che non sono particolarmente strutturati o che si siano fatti trovare impreparati. Si stima che circa un’azienda agricola su dieci non sarà in grado di far fronte alle spese necessarie per la realizzazione di un processo produttivo. Prima della crisi, tale dato si aggirava attorno all’1%.

Ciò significa che il 10% degli imprenditori agricoli rischia di non avere denaro a sufficienza per effettuare i trattamenti, per azionare le macchine, per assumere la manodopera per raccogliere i frutti del proprio lavoro: insomma, si tratta di uno scenario tanto grave quanto triste per l’agricoltura italiana.

Come uscire da questa situazione di enorme difficoltà? Cercando di cogliere le opportunità e di cambiare la prospettiva e quelle abitudini consolidate che, spesso, guidano l’attività di tanti agricoltori.

Il primo aspetto da monitorare, senza dubbio, è quello relativo ai costi di gestione dell’azienda: i nostri nonni ci hanno insegnato che “è sempre meglio averne delle cose”, però questo, in molti casi, può essere antieconomico. Se possediamo un’azienda di piccole dimensioni, ad esempio, potrebbe essere più conveniente pagare il lavoro di terzi, anziché possedere un importante parco macchine che porta con sé costi altrettanto importanti. Pertanto, è fondamentale fare bene i conti e capire se, nella gestione ordinaria, ci sono elementi che possano essere ottimizzati.

Poi ci sono nuove opportunità e una di queste arriva dall’ecologia e dall’enorme lavoro in termini di ricerca che è stato portato avanti in questi anni: per le aziende, infatti, oggi potrebbe essere comparativamente più conveniente scegliere fertilizzanti e concimi di origine naturale e biologica che, oltre ad avere un minore impatto a livello ambientale, sono meno soggetti alle fluttuazioni dei prezzi causate dall’aumento dei costi del gas all’ingrosso. Addirittura, il governo del Regno Unito ha già annunciato una serie di aiuti economici per sostenere tutti gli imprenditori interessati in questa transizione. Nella speranza che anche l’Italia prenda spunto da questa meritoria iniziativa di sostegno, la scelta di puntare su prodotti naturali potrebbe comunque essere un interessante spunto evolutivo.

Un’altra strada che può essere perseguita dalle aziende agricole in questo particolare momento storico è quella dell’indipendenza energetica e dell’autoproduzione: è possibile produrre biogas e biometano dagli scarti delle produzioni e dai reflui degli animali, così come l’energia solare potrebbe essere una grande risorsa per il futuro.

In quest’ottica, c’è grande interesse attorno al Decreto MIPAAF pubblicato qualche settimana fa, che mette a disposizione un miliardo e mezzo di euro per le aziende agricole che intendono installare sui tetti delle proprie strutture produttive impianti fotovoltaici per la produzione di energia destinata all’autoconsumo.

Tale misura risulta un’importante risorsa per tutte le aziende del settore agricolo che potranno, così, ricevere ingenti contributi per l’autoproduzione energetica, riducendo così l’impatto degli aumenti registrati negli ultimi mesi.

Sicuramente, nella gestione di questa emergenza, è e sarà fondamentale il ruolo dello Stato; quello stesso Stato che negli anni ha scelto la via del risparmio anziché quella dell’autonomia, rimanendo così più danneggiato dalle attuali vicissitudini mondiali rispetto ad altri Paesi. Uno Stato che dovrà sostenere le aziende in difficoltà e la produzione agricola, rimettendo al cento le politiche di produzione rispetto a quelle di importazione, senza però danneggiare la propria reputazione e le proprie relazioni commerciali.

Tuttavia, in questo momento complicato, il peso delle scelte e delle difficoltà quotidiane resta appoggiato sulle spalle degli imprenditori agricoli che dovranno affrontare la situazione con coraggio e fiducia, con la voglia di resistere, ma anche di investire, per garantire un futuro non solo alla propria azienda, ma anche all’intera comunità.

Se oggi le spalle forti degli uomini della terra non dovessero resistere, l’avvenire potrebbe essere compromesso.
Tagliare gli alberi oggi, infatti, potrebbe irrimediabilmente segnare il domani.