Ricordiamoci del futuro

Come tutti ben sappiamo, poco più di un mese fa, in Italia, si è insediato un nuovo Governo che dovrà trainare il Paese nelle burrascose acque di una crisi, economica e culturale, a cui la pandemia ha solamente impresso un’improvvisa accelerazione.

Per un compito così arduo è stato scelto uno degli italiani più esperti ed influenti nel panorama europeo: Mario Draghi, infatti, grazie ai suoi importanti incarichi come governatore della Banca d’Italia e presidente della Banca Centrale Europea, ha autorità, credito e relazioni tali da essere, probabilmente, il miglior candidato possibile per guidare l’Italia in questo difficile momento storico.

Oltre al Presidente del Consiglio, l’ultimo scossone ha cambiato l’intera squadra di governo e anche al Ministero dell’Agricoltura è arrivato un nuovo ministro, Stefano Patuanelli (già Ministro dello Sviluppo Economico), che qualche giorno fa ha presentato le linee programmatiche del suo mandato.

Scorrendo il documento, tanti sono gli obiettivi su cui si intende lavorare: competitività del sistema, tutela dei diritti dei lavoratori, rafforzare il sistema di governance. Dai concetti più generali, poi, si entra via via più nel dettaglio: sviluppo dei programmi di filiera, agricoltura di precisione, blockchain, economia circolare, energie rinnovabili, colture biologiche, promozione del Made in Italy, lotta alle frodi alimentari, etichettatura.

Che sensazione resta dalla lettura del programma del nuovo ministro dell’agricoltura? Inconsistenza. Certo, i temi inseriti nell’agenda di lavoro sono i temi più caldi e di maggiore appeal, alcuni legati ai massimi sistemi economici, alcuni legati ad un futuro non particolarmente definito. Accanto ai sogni, però, ci sono tanti problemi concreti con cui gli operatori si trovano quotidianamente a doversi confrontare.

Per citare un esempio, potremmo parlare della burocrazia necessaria per avviare e mandare avanti un’azienda agricola, a quanti documenti sono richiesti e a quanti adempimenti bisogna fare fronte per poter svolgere il proprio lavoro. E si pensi, ad esempio, all’ultimo anno emergenziale, fatto di rinvii, di proroghe dell’ultimo giorno, di uffici chiusi, di lavoratori in smart working e di risposte difficili da ottenere. Un’autentica babilonia.

Ma questo è solo uno dei temi. Si pensi ad esempio alle problematiche dei produttori agricoli che, a causa delle chiusure, non sono riusciti a collocare i propri prodotti sul mercato e che, quindi, hanno perso la produzione, oppure che si trovano a gestire importanti quantità di invenduto con i relativi costi e difficoltà. Oppure ai problemi degli operatori del settore agroalimentare nel reperire manodopera, viste le limitazioni agli spostamenti sia sul territorio nazionale che sovranazionale, con il pericolo di non riuscire a completare le campagne di raccolta. Oppure l’accesso al credito per le aziende in difficoltà o per tutti coloro che, in barba alla pandemia, vorrebbero dare vita ad un proprio progetto.

Queste sono le risposte che l’agricoltura si aspetta, le soluzioni più attese e che servono nel qui ed ora. Perché siamo tutti concordi sulla necessità di dover rendere più ecosostenibili le attività agricole, di dover incentivare la collaborazione tra aziende di trasformazione e produttori. Questo, però, è solo un aspetto.

Oltre a questo, c’è bisogno che il Governo, i mass media, ma in generale tutti gli operatori del settore, facciano qualcosa per cambiare la prospettiva delle cose.

Perché dopo un anno di emergenza, di lockdown e di zone arcobaleno, c’è la necessità di riportare l’attenzione sul futuro. I cittadini, infatti, devono poter tornare a progettare la loro vita e la loro attività, devono avere la possibilità di costruire un percorso di crescita, devono poter tornare a sperare nel domani.

E questo vale a maggior ragione per gli operatori della filiera agricola che svolgono un’attività di fondamentale importanza per lo sviluppo e per la prosperità della società. Fino a quando l’agricoltura riuscirà a produrre frutti, ci sarà cibo per tutti, ci sarà attenzione all’ambiente, ci sarà la cura di quella biodiversità di cui tante volte si parla e che rappresenta un’importante risorsa per il nostro pianeta.

Se l’agricoltura è uno dei settori cardine su cui ruoterà il futuro delle nostre economie e della nostra società, allora è importante che oggi si inizi a progettarne la crescita e lo sviluppo, semplificando le procedure, sostenendo chi ha idee ed energie, tornando a far girare una ruota che, da tempo, sta inesorabilmente rallentando e che non può essere fatta fermare.

Questo è il momento di iniziare a costruire il domani, sebbene esso sia quanto mai fragile ed incerto. Per fare ciò, è necessario che il Governo inizi a lavorare in tal senso, con una visione di lungo periodo ed una grande attenzione alla quotidianità, allo scopo di generare un processo virtuoso a partire da quel senso di supporto e di sicurezza che tanto manca, di questi tempi, ad imprenditori e cittadini.

Alle spalle abbiamo un anno difficile, un anno che ha segnato la nostra vita, incidendo sulle nostre certezze, sui nostri comportamenti e sulle nostre abitudini. Ora, però, è tempo di guardare avanti. È tempo di ricordarsi che c‘è un futuro da vivere e che è giunto il momento di ricominciare a sognare.

 

Il mio pensiero è stato riportato in un articolo dedicato del Corriere di Romagna, nella sezione dedicata all’agricoltura.