Quando il Legislatore non basta per contrastare il riciclaggio di denaro

Le banconote fanno parte della nostra economia, della nostra identità e della nostra cultura. Il contante rappresenta la libertà degli individui di scegliere come pagare ed è essenziale per l’inclusione finanziaria di tutti i gruppi della società.

Da anni ormai alcuni Paesi europei, per contrastare fenomeni di riciclaggio di denaro, hanno fissato dei limiti all’utilizzo del contante. La regola è che l’Europa fissa la soglia massima ma poi sono i singoli stati a considerare, eventualmente, soglie più basse. Attualmente solo 12 paesi su 30 hanno imposto tali soglie e vi sono alcuni paesi che addirittura non ne hanno. Basti pensare, ad esempio, alla Germania, l’Austria, il Regno Unico e i Paesi Bassi.

In Italia, a partire dal 2008, anno in cui è stata modificata la normativa antiriciclaggio, i limiti imposti dal Legislatore hanno subito diverse oscillazioni: a partire dal 25 giugno 2008 qualsiasi pagamento in contanti non poteva superare i 12.500 euro. Tale limite dal 31 maggio 2010 è stato diminuito a 5.000 euro. Il 13 agosto 2011 il limite è stato fissato a 2.500 euro e il 6 dicembre dello stesso anno è stato abbassato a 1.000 euro. Dal 2016 il limite è salito a 3.000 euro fino ad arrivare al 1° luglio 2020 in cui è diventato di 2.000 euro.

Teoricamente a partire dal 1° gennaio 2023 il limite dell’utilizzo del contante doveva essere di 1.000 euro ma, da quanto emerge dalle proposte del nuovo governo, tale somma verrà alzata a 5.000 euro.

Economisti, politici, la Banca di Italia e perfino la Chiesa si sono espressi sull’argomento con pareri talvolta contrastanti. C’è chi afferma che l’innalzamento della soglia limite sia un deterrente per aumentare il riciclaggio di denaro e che occorrerebbe avere regole più stringenti in termini di transazioni monetarie.

Altri sostengono che avere soglie di utilizzo del contante molto basse, incentivando l’uso dei pagamenti digitali, sia una pratica che contrasta con la realtà del nostro Paese.

Occorre ricordare che l’Italia ha una popolazione anziana che ha un complesso approccio ai metodi di pagamento digitali, inoltre, la riduzione della presenza delle Banche sul territorio sta creando fenomeni di desertificazione bancaria in molte zone del Paese che disincentivano fortemente l’utilizzo delle carte di credito/debito.

Per capire quanto i cittadini sono ancorati all’utilizzo del contante occorre anche comprendere il ruolo che lo stesso ha all’interno dell’economia, determinando quale percentuale di tutte le banconote in circolazione viene utilizzata per pagare le transazioni quotidiane. Secondo l’ultimo studio sull’argomento, in valore, solo il 20-22% delle banconote è detenuto per una finalità “circolante[1].

Infatti, oltre alla sua funzione transazionale, la banconota è anche una riserva di valore: la detenzione di contanti soddisfa un’esigenza di sicurezza che, in tempi di incertezza economica o di instabilità politica, impone ai cittadini di trattenere il denaro a scopo precauzionale per proteggersi da rischi e instabilità future.

Infatti, le statistiche vedono l’Italia collocarsi tra gli Stati in cui i consumatori effettuano più transazioni in contante: al primo posto c’è Malta a cui seguono Spagna, Cipro e Italia. In fondo alla classifica si trovano l’Estonia, la Finlandia e i Paesi Bassi.

Sembrerebbe, quindi, che nonostante negli ultimi 14 anni in Italia siano state introdotte innumerevoli soglie limite per l’utilizzo del contante, i cittadini non hanno abbandonato la cara e vecchia banconota a cui pare che siano ancora molto legati. Se lo Stato volesse davvero sensibilizzare gli italiani ad utilizzare carte e pagamenti digitali dovrebbe farlo sponsorizzando la loro convenienza e praticità, senza imposizioni.

In questo modo le transazioni sarebbero per lo più tracciate e facilmente controllabili dalle autorità competenti, il che rappresenterebbe un primo strumento valido per la lotta al riciclaggio di denaro che non può di certo essere espletata senza che l’Amministrazione finanziaria (di concerto con la Gdf) e le Banche svolgano un’adeguata attività di controllo incrociato.

Probabilmente, indipendentemente dalla soglia di utilizzo del contante imposta dallo Stato, che da sola non basta per fermare le operazioni di riciclaggio di denaro, servirebbe la volontà politica di effettuare più controlli sulle persone che utilizzano le banconote.

Tutto questo è sicuramente possibile, soprattutto in un Paese come il nostro, in cui i prelievi bancari sono tracciati in tempo reale e in cui le informazioni tra Banche, Amministrazione finanziaria e Guardia di Finanza possono viaggiare con procedure automatizzate in grado di segnalare immediatamente chi sono i soggetti che prelevano ingenti somme di denaro e che potrebbero utilizzarle per azioni di parvenza lecita ma che, nella sostanza, non lo sono affatto.

[1] Fonte: BCE, “The paradox of banknotes: Understanding the demand for cash beyond Transactional use“, febbraio 2021.