Le norme sul benessere animale sono una garanzia per gli allevatori?

Il rispetto del benessere animale rappresenta una questione sempre più delicata e raffigura un tema molto importante per le aziende che sono chiamate a rispettare parametri sempre più stringenti, volti a garantire la salute dell’animale e, di conseguenza, la salubrità dei prodotti alimentari immessi sul mercato.

L’importanza di tale argomento è rispecchiata appieno dai diversi incentivi previsti dalla PAC 2023-2027, basti pensare che il settore zootecnico risulta essere uno dei settori più attenzionati tra i cinque Eco-schemi della PAC, per il quale è stato riservato il 42,4% dell’intero stanziamento annuo.

In particolare, l’Eco-schema contenente misure per il settore della zootecnia è l’Eco-schema 1, fondato proprio sul contrasto al fenomeno dell’antibiotico-resistenza e sull’aumento del benessere degli animali allevati.

L’Eco-schema 1 prevede sostanzialmente due livelli di impegno:

  • il Livello 1 riguarda l’impegno alla riduzione dell’uso del farmaco, quantificato in base alla classificazione degli allevamenti rispetto al consumo di antibiotici attraverso lo strumento ClassyFarm;
  • il Livello 2 riguarda gli allevamenti che si impegnano al rispetto di obblighi specifici nel settore del benessere animale con adesione al Sistema di Qualità Nazionale per il Benessere Animale (SQNBA) con pascolamento.

Tra i due, il secondo livello risulta il più ambizioso, in termini ambientali e di benessere animale; per questa ragione i pagamenti risultano molto più elevati rispetto all’Eco-schema 1 Livello 1.

Accedere all’Eco-schema 1 Livello 2 non è possibile per tutte le aziende zootecniche, in quanto i requisiti richiesti obbligano ad avere una struttura e un’organizzazione aziendale che consente di assolvere alla certificazione SQNBA.

Questo sistema definisce uno schema di produzione a carattere nazionale che stabilisce le regole e i requisiti tecnici per gestire il processo di allevamento degli animali allevati, mediante la valutazione di parametri scientifici, raffigurando una disposizione unica di riferimento nella certificazione volontaria relativa al benessere animale.

In altre parole, si potrebbe vedere il SQNBA come la carta d’identità del cibo italiano sui mercati internazionali che permetterebbe ai produttori italiani di valorizzare il prodotto Made in Italy mostrando la Certificazione in ogni Paese dove vi possa essere interesse ai prodotti di eccellenza.

Volendo riepilogare brevemente quelli che sono i requisiti di accesso al Livello 2, vediamo che risulta obbligatorio:

  • registrarsi/iscriversi nel sistema ClassyFarm;
  • il rispetto dei requisiti previsti dal disciplinare tecnico con ricorso al pascolo che, attualmente, è in corso di definizione da parte del CTSBA;
  • indicare nella domanda PAC l’impegno di aderire al SQNBA;
  • avere valori di DDD entro la mediana regionale;
  • ridurre gli antibiotici nella misura prevista per l’adesione all’Eco-schema 1 Livello 1;
  • svolgere attività di pascolamento.

È evidente che per poter rispettare i suddetti parametri gli allevatori italiani dovranno modificare la propria attività al punto da incentrarla esclusivamente sul rispetto dei criteri di benessere impartiti, rinunciando alla competitività sul mercato.

È impossibile pensare che il rispetto di tutte le prescrizioni sulla sanità del bestiame richieste dall’Europa (in particolare, l’aumento della qualità e salubrità delle produzioni agroalimentari e la riduzione del fenomeno dell’antibiotico-resistenza) non vada ad intaccare la concorrenza tra le imprese operanti nello stesso settore.

Basti pensare che fuori dall’Unione Europea, in cui non vi sono regole particolarmente stringenti in materia di benessere animale, vi sono realtà che, grazie agli allevamenti intensivi, sono in grado di contendere con le concorrenti nella vendita dei prodotti.

Rinunciare ad allevamenti su grande scala renderebbe le imprese agricole meno competitive sul mercato, con forti conseguenze anche sui prezzi applicabili al consumatore.

Tutto questo porta ad una riflessione: l’accesso alla certificazione SQNBA, se da un lato garantisce la valorizzazione del prodotto, d’altro canto richiede il rispetto di parametri troppo stringenti che, nella maggior parte dei casi, disincentivano gli imprenditori.

Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che gli allevatori che rispettano le norme sul benessere animale rischiano di essere danneggiati dalla concorrenza, appare chiaro che, ancora una volta, il sistema di incentivi previsti per le aziende agricole, a conti fatti, può risultare poco attraente.