La guerra non è solo nei campi di battaglia

Dal 24 febbraio 2022, in Ucraina si sta combattendo una guerra senza quartiere, un conflitto che sta sconvolgendo le vite di ognuno di noi.

Se dopo oltre cento giorni di quotidiani aggiornamenti, ormai siamo assuefatti all’orrore dei morti per strada, dei palazzi sventrati e delle migliaia di persone rifugiate nei bunker, più difficile è per ognuno di noi ignorare l’impatto economico di queste ostilità.

Dall’inizio della guerra, infatti, è partito il rally dei prezzi delle materie prime: sono aumentati i prezzi del gas e dell’energia elettrica, così come si è assistito ad un boom di rincari relativi ai generi alimentari, dal burro alle uova, dall’olio di semi a pane, pasta e farina.

Oltre che sui campi di battaglia, la guerra russo-ucraina si combatte anche dal punto di vista economico e, in un mondo globalizzato come quello attuale, in cui tutti gli Stati sono in relazione tra loro a livello commerciale ed industriale, gli effetti di tale conflitto si ripercuotono a cascata su ognuno di noi.

Questo è ben chiaro alle parti in causa ed in particolare alla Russia, che sta lavorando da settimane per conquistare asset positivi su quella che sembra la più importante delle sfide belliche: la guerra del grano.

Uno degli obiettivi, infatti, è quello di colpire l’economia mondiale mettendo in crisi un Paese che ha un’importante produzione di mais, frumento, olio di girasole, generando squilibri nei mercati dei beni primari.

Da settimane, la Russia blocca i porti e la partenza di tonnellate di grano ed altre materie prime alla volta del resto del mondo: secondo gli analisti, questo creerà gravi problemi, soprattutto in Africa, dove il mancato arrivo di questi prodotti genererà morti e carestie, ma anche, di conseguenza, instabilità politiche e colpi di Stato.

E in Italia, cosa accadrà? Le grandi produzioni industriali hanno già evidenziato alcune difficoltà di approvvigionamento nelle filiere e lo stesso è avvenuto per la GDO, che in più di un’occasione ha evidenziato problemi nel reperimento di alcune referenze.

Di fronte ad un così veloce e repentino cambio dei paradigmi generali, il mondo agroalimentare italiano non è stato messo nelle condizioni di poter rispondere in maniera adeguata ai mutati bisogni del sistema economico, visto che nell’arco di poche settimane sarebbe stato necessario rivedere interi piani produttivi, a livello nazionale ed aziendale, in un momento in cui tante erano le difficoltà a cui fare fronte, sia sul piano internazionale che interno.

Nelle ultime settimane, l’Unione Europea ha introdotto alcune deroghe alla disciplina della PAC per cercare di fare fronte a questa emergenza, mentre in questi giorni è al dibattito l’introduzione di una misura che possa permettere di calmierare i costi di gas ed energia elettrica, per cercare di mettere un freno ad un’inflazione, che ha raggiunto quota +6% e che rischia di creare gravi squilibri, con numerose conseguenze negative per le tasche e per la vita dei comuni cittadini.

Anche il Governo italiano sta provando a dare il suo contributo per fare fronte a questa situazione: tramite “Granaio Italia” si sta lavorando per garantire il massimo monitoraggio alla produzione dei cereali nazionali, al fine di avere un chiaro riscontro dell’andamento del processo produttivo di uno dei prodotti fondamentali in questo periodo storico, in cui l’approvvigionamento, in futuro, potrebbe diventare sempre più difficile.

Insomma, mentre in Ucraina infiamma la battaglia, con decine di vite umane che ogni giorno cadono per le strade, nel nostro Paese sono altre le problematiche a cui fare fronte. Problematiche diverse, ma non meno importanti, che potranno essere affrontate solo con impegno e pianificazione.

Toccherà ancora una volta alla politica cercare la via di uscita a questa difficile situazione, senza dimenticare il lavoro degli agricoltori che, anche in questo caso, dovranno farsi carico di questo cambiamento e di farsi difensori degli equilibri della comunità, garantendo la tenuta del sistema agroalimentare e permettendo al mondo di continuare a crescere, confermando ancora una volta, se fosse necessario, l’importanza e la centralità (spesso dimenticata) del mondo dell’agricoltura.